
23 Nov Sergio Sylvestre: Big Boy
Più che un libro, un diario non più segreto.
E’ così che possiamo definire il libro di Sergio Sylvestre, cantante rivelazione e vincitore della quindicesima edizione di Amici, che ha scelto di rendere pubbliche queste pagine quasi come fossero una medicina per aiutarlo a uscire dal tunnel dopo la morte dell’amatissimo padre, avvenuta improvvisamente, lo scorso 11 maggio.
Così scriveva Sergio sui suoi canali social dopo quella gravissima perdita:
Papà, voglio ricordarti come in questa fotografia, sempre in giardino a ridere, a goderti il sole ascoltando musica mentre Snuggles stava sulla tua spalla come fosse una sciarpa. Il tuo sorriso mi ha sempre rallegrato a prescindere da tutto. Mi hai salvato la vita innumerevoli volte e mi hai insegnato tante belle cose. Quando sembrava che il mio mondo stesse crollando e che fosse tutto finito, tu mi hai dato le ali e mi hai aiutato a volare … grazie papà. Grazie per tutto l’amore che hai dato a tutti noi, sei il padre migliore che potessi desiderare. Nessuna parola può descrivere quanto mi mancherai. Ti amo. Ti amerò sempre. Hai le ali ora, papà. Vola. Vola in alto. E’ cosi difficile dirti addio, papà, fino alla prossima volta. Ciao papà. Un mancanza, quella del padre, che Sergio non è riuscito ancora ad accettare completamente, forse perché, in quel momento, non era vicino a lui. Ed ecco allora il libro, una sorta di terapia di soccorso per l’elaborazione del lutto, e forse, anche, come aiuto a chi crede di non farcela.
Sergio, com’è nata l’idea di scrivere questa autobiografia?
Dopo la scomparsa di mio padre ho avvertito il bisogno di liberarmi finalmente di tutto ciò che poteva opprimermi. Per questo ho preso le pagine del mio diario, le ho aggiornate con gli ultimi accadimenti e ho cercato di essere il più onesto possibile con chiunque sceglierà di leggere. Non è una vera e propria autobiografia ma più una raccolta degli episodi, più o meno felici, che hanno segnato la mia vita fino ad ora.
Nel tuo libro, sei partito da molto lontano. La tua infanzia non è stata in discesa…
Col senno di poi mi rendo conto che effettivamente ho incontrato diversi ostacoli, dal razzismo di una America ancora legata agli stereotipi, al bullismo. Ma per fortuna la mia famiglia è stata una travolgente fonte di energia positiva e mi ha aiutato a superare tutto.
Da dove nasce l’esigenza di lasciare l’America nonostante il legame così forte con la tua famiglia?
Una carriera sportiva naufragata ha lasciato in me tante speranze irrisolte. Probabilmente nasce dalla disperazione di non avere un “piano B” e dalla voglia di riscatto. E’ stato mio padre ad incitarmi ad intraprendere questo viaggio per liberarmi dei miei fantasmi.
C’è qualcosa che rimpiangi della tua vecchia vita?
Assolutamente nulla. Tutte le esperienze, nel bene o nel male, hanno fatto di me quello che sono adesso, con tutte le mie debolezze e le mie forze.
Dal libro si evince che sei un ragazzo molto sensibile. Questo nella vita ti ha aiutato o ti ha limitato?
La sensibilità non è mai un difetto e l’ho capito soprattutto quando mi sono approcciato alla musica.
Se potessi tornare indietro, c’è qualcosa che cambieresti rispetto alle scelte che hai fatto?
Forse il fatto di essermi fidato in passato delle persone sbagliate, di aver scelto amici non proprio sinceri. Per fortuna in seguito ho rimediato.
Ti sentiamo dire spesso che la Puglia ti ha rubato il cuore, che il Samsara è la tua famiglia. Com’è nato questo amore?
E’ nato perché le prime persone che ho conosciuto in Italia e che mi hanno accolto nella loro famiglia sono proprio i membri dello Staff del Samsara. Lecce è la prima città di questo splendido Paese che ho visitato e me ne sono innamorato. E quando sono arrivato a Gallipoli, nella spiaggia più famosa d’Italia, tutti mi hanno trattato dal primo istante come se mi conoscessero da una vita, come se fossi sempre stato uno di loro. Questo è l’amore vero, un vero e proprio colpo di fulmine.
Te la senti di dare un consiglio a tutti i ragazzi che come te aspirano a realizzare un grande sogno?
Seguite i consigli di chi vi ama, non perdetevi d’animo e non smettete mai di sognare.
Sergio, nella vita conta più il talento o la determinazione?
Sono entrambi fondamentali. Avere talento senza la determinazione per coltivarlo non serve a nulla, così come essere determinati ma privi di talento.
Beh , Sergio, stai facendo un ottimo lavoro. In tutti i campi. Continua così.
Noi tifiamo per te.
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